
Era la notte del capodanno tra il 1999 e il 2000. A me questa cosa impressionava. Ero a casa di amici in campagna con il fidanzato di quel tempo. Gli altri giocavano a carte, io ero seduta da sola vicino al camino. Tutto ad un tratto ho iniziato a pensare:"E se adesso mi sentissi male? Se mi succedesse qualcosa di terribile?". Detto fatto. Ho iniziato ad avere il respiro corto, a sentire la testa girare vorticosamente, a sentire un dolore forte al petto. Il cuore batteva tremendamente forte. Non riuscivo più a respirare. Ho cominciato ad urlare che mi sentivo male e che volevo essere portata al pronto soccorso. I miei amici hanno iniziato a farmi domande, a chiedere cosa mi facesse male. Ma io non sapevo bene cos'era. Sentivo solo che il pavimento sotto i miei piedi si stava sgretolando, che mi sarebbe successa una cosa terribile di lì a poco, che sarei morta.
Un ATTACCO DI PANICO. Così il dottore l'ha definito. Da quel giorno per molti anni non ho più vissuto. Mi sono chiusa completamente al mondo. Per fortuna che il mio fidanzato era una persona paziente ed innamorata. Non uscivo più di casa, mi bastava uscire dal portone e fare due passi da sola per sentirmi male. Non volevo arrendermi, ci provavo ma nulla. Sentivo il pericolo. Avevo paura di morire. Avevo paura della paura. Se uscivo dovevo sempre essere accompagnata dallo sfortunato di turno che doveva passare tutto il suo tempo a tranquillizzarmi e a dirmi che le cose erano sotto controllo, che non mi sarebbe successo nulla e al momento dell'attacco doveva stringermi forte a sè. Sono durati parecchi anni. Ho fatto psicoterapia. Mi sono sempre rifiutata di prendere psicofarmaci. Piano piano ho iniziato a farmi coraggio. Prima una passeggiatina sotto casa: non succedeva nulla; poi un giretto con la macchina:nulla; poi una serata intera fuori:nulla. Poi sono cambiate molte cose nella mia vita e mi è tornata la voglia di vivere, di fare. Ho iniziato a fare teatro ed affrontare un pubblico è stato terapeutico. Io sola di fronte a tutta quella gente pronta a ridere se mi fosse preso un attacco di panico. All'inizio ho rischiato che mi venisse proprio lì, sotto i rifelettori. Poi ci ho fatto l'abitudine. Poi c'è stato l'Erasmus a Parigi. Credevo di farcela ma sono tornati anche la. Mi prendevano solamente sotto la metro (e vivere a Parigi senza prendere la metro è una cosa impossibile). Così l'ho evitata per un po'. Ma poi ho dovuto farmi coraggio. Tornata da Parigi mi sentivo invincibile. E' durato un anno o poco più e mi sono ripresi di nuovo. L'ultima volta che ne ho avuto uno è stato qualche mese fa. Ero sola sul motorino ,di notte e tornavo a casa. L'ho sentito arrivare. L'ho affrontato. Mi sono chiesta di cosa avessi paura. Mi sono detta che ora potevo farcela anche da sola, che ero abbastanza forte da riuscire ad accudire me stessa, che non avevo bisogno di nessuno per vivere bene. Ho sentito che ce la facevo davvero. E' sparito. Ho gioito. Ora vivo da sola. Fuori Roma. La sera torno sempre tardi e faccio strade di campagna col motorino, in macchina. Apro la porta di casa e trovo il mio gattino che fa le fusa. Chiudo la porta, mi metto a dormire e mi sento felice. Sono una donna forte e indipendente. Ci penso io a me.